Data: 23 giugno 2012
Regione: Toscana
Località di Partenza: Forno
Località di Arrivo: Val Serenaia( ex rifugio Donegani)
Tempo di Percorrenza: 6 ore
Chilometri: ----
Grado di Difficoltà: Difficile
Periodo Consigliato: Maggio/ Giugno
Segnaletica: Bianco/Rosso
Dislivello in salita: 1270
Quota massima: 1789
   
Accesso Stradale: Da Massa, risalire la valle del fiume Frigido, oltrepassare il paese di Forno di Massa (7 Km da Massa) e continuare per altri 3km verso la località Casa Biforco (376mt) fino al termine della stretta strada asfaltata, dove si trova uno spiazzo per lasciare l’automobile
     
Guarda il Video: La Ferrata del Monte Contrario


Ascensione piuttosto faticosa resa tale dalla temperatura che ha interessato tutta la nostra penisola,quindi chi fosse interessato a salire questa ferrata il consiglio è di farla nei mesi di fine Maggio /Giugno con particolare attenzione al meteo dato che non ci sono vie di fuga.

L'escursione comincia in verità dopo aver lasciato Massa.Infatti la strada che porta all'abitato di Forno vi lascerà stupefatti!Il nastro stradale percorre una valle incassata tra verdeggianti boschi di molteplici varietà.
Picchi rocciosi incombono minacciosi suggerendovi di lasciarvi alle spalle quei luoghi così incantevoli quanto temibili. Marmi multiformi emergono da depositi fantasmi di cave che hanno reso famosi questi luoghi, oltre ai bagni d'albergo a quattro stelle. Salendo al paese di Forno si incontra ancora qualche cava abbandonata,qualche monumento rappresentante la "Lizzata" ovvero la tecnica di trasporto a valle dei blocchi di marmo e perfino qualche manifesto politico degli anni ottanta a ricordarci come sia possibile fermare il tempo, seppur per qualche momento.
Giunti al piazzale lasciamo l'auto,mentre sopraggiungono operatori di escavatori che vanno su per la lizza trainando un furgone.
Mi chiedo quali sensazioni vivrà il conducente quando scenderà da solo e carico del famoso petrolio bianco. Il sentiero o meglio la Lizza volta a sinistra,a destra salgono gli operai che portano via ogni rumore meccanico.

Siamo in quattro Carlo Gerri Gianluca e il sottoscritto,saliamo seguendo i segnavia che presto ci portano in quota. Facendo un giro di orizzonte scopriamo le ferite inferte a queste montagne. Non sono più tali!
Alcune hanno forme bizzarre, non so se l'esempio calzerà ma sembrano cocomeri affettati senza tener conto dell'estetica della fetta.
Proseguiamo la salita tirandoci sulle braccia e spingendo con i piedi,moschettone uno poi moschettone due e via così per ore, rimpiango la varietà di gesti che caratterizza l'alpinismo.
Davanti a noi quattro alpinisti o ferratisti fanno cadere qualche sassolino, sarà meglio mantenere le distanze faccio io, "Giusto!" rispondono i miei amici, e così tra un cavo, un piolo e una staffa, giungiamo al termine di questa corda di acciaio. Siamo stanchi di questo corrimano interminabile, io sono stanco di vedere un panorama di montagne devastate. Non ero abituato a vederle svestite della loro dignità, della loro bellezza.

La terra ci offre i suoi elementi per vivere mi dice uno dei miei amici, qualcun altro aggiunge che ha dato lavoro a moltissime genti ma la risposta che ho conservato me l'ha data il nostro amico venuto a prenderci.
Hanno tagliato queste montagne per farne lapidi. Credo che l'escursione al monte Contrario serve a far riflettere sullo sfruttamento indiscriminato della nostra terra.